Non è facile scrivere o parlare di Hekate, una delle Dee più antiche e complesse, sopravvissuta allo scorrere del tempo assumendo continuamente nuove forme e aspetti.
Venerata, temuta e rispettata da Dei e mortali, distruttrice e al tempo stesso dispensatrice di vita: sono molte le persone che nutrono il desiderio di conoscere Hekate e che desiderano tessere con Lei un profondo legame.
Sia chiaro però che, come per ogni entità e spirito, la sua fiducia e il suo amore non sono scontati, bisogna meritarseli e tessere un legame con Lei giorno dopo giorno.
L’etimologia del nome Hekate ha diverse interpretazioni. Anche se letteralmente parlando il suo nome in greco significa “Centinaia” (in riferimento alle sue molteplici forme e manifestazioni), una delle principali versioni vede l’origine del nome Hekate dal termine greco per “desiderio, volere”, in riferimento al suo potere di realizzare i desideri dei mortali che a lei si rivolgono.
Un altro studio vede derivare il suo nome dall’equivalente femminile di Hekatòs, un epiteto del Dio Apollo (spesso le due divinità condividevano templi oracolari).
Altre interpretazioni discusse traducono Hekate come “saettatrice” o “colei che colpisce da lontano”.
Esistono altre ipotesi, scartate dagli studiosi, che riconducevano il nome Hekate al significato di “cane” (ponendo l’accento sul legame della Dea con l’animale stesso, tra riti e miti) oppure che lo accostavano al nome della Dea levatrice egizia Heqit, Heket o Hekat.
È necessario chiarire un dettaglio: si scrive Hekate, Ecate o Hecate? La risposta è complessa perché richiede un approfondito studio della lingua latina e greca ma, per riassumere brevemente, la K deriva dalla kappa dell’alfabeto greco, che a sua volta proviene dal fenicio Kaph. Il latino lo abbandonò quasi completamente, preferendogli la C, salvo in alcune parole straniere. Considerando anche un discorso d’interpretazioni e traduzioni, e le origini della Dea stessa, la forma Hekate è preferita dalla maggioranza dei neopagani.
Grazie ai ritrovamenti archeologici e ai templi in suo onore (come quello del sito archeologico di Lagina, situato nella Turchia sudoccidentale), gli studiosi concordano nell’attribuire alla dea Hekate un’origine anatolica (chiamata dai greci antichi Asia Minore, compresa nell’odierna Turchia), ciò fa di Lei un’antica Dea pre-indoeuropea della fertilità legata al ciclo della vita.
Sempre grazie ai reperti archeologici, si è compreso come la sua figura sia stata introdotta in Grecia in epoca arcaica, assumendo sempre più aspetti inferi e psicopompi, che l’hanno plasmata nella Dea triplice e oscura che conosciamo oggi.
In una regione della Grecia classica nota come Tessaglia, Hekate era venerata nei suoi aspetti più oscuri.
HEKATE E LA MITOLOGIA
Dalle fonti in possesso a storici e ricercatori emerge come Hekate non abbia un mito proprio eppure, e probabilmente a causa del suo status di divinità liminale, compare in numerosi racconti di altre divinità.
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Prima di procedere, merita menzione “l’Inno a Hekate”, o meglio dire “Lode a Hekate”, di Esiodo. Questa è la menzione più antica, in possesso degli studiosi, dedicata alla Dea, in cui sono descritti non solo i suoi poteri ma anche la sua genealogia e i suoi onori. Figlia di Asteria e Perse, rispettivamente madre e padre di Hekate, è descritta come una Dea potente, coinvolta nella vita di Dei e mortali, dal potere superiore a Zeus e da lui onorata, Signora del Cielo, della Terra, del Mare e degli Inferi, pre-olimpica, Titana e Dea, Signora dei limiti e dei passaggi.
Una delle testimonianze riguardanti la presenza della Dea in altri miti e storie, si ritrova nell‘Inno Omerico a Demetra. Fonte di primaria importanza per comprendere almeno in parte i misteri eleusini, Hekate ha un ruolo fondamentale: è colei che, grazie al suo ruolo e potere, non solo aiuta Demetra a ricongiungersi con la figlia Persefone, ma diviene anche custode del patto, colei che ogni anno accompagna la nuova regina dell’Ade nel passaggio tra i due mondi (infero e terreno).
Un altro mito in cui si ritrova Hekate è quello della gigantomachia, in altre parole la lotta che i giganti ingaggiarono contro gli Dei olimpici. Sul fregio principale del grande altare ellenistico di Zeus a Pergamo (un’antica città dell’Asia Minore, sostituita dall’attuale città di Bergama, Turchia), si trova rappresentata Hekate come tricorpore (con tre teste e tre coppie di braccia), alleata degli Dei dell’olimpo, intenta a combattere contro il gigante Clizio.
Attraverso i diversi reperti archeologici, si sono raccolte altre testimonianze del ruolo e del potere di Hekate, della sua trasformazione ed evoluzione nel tempo. Tra queste c’è anche un basso rilievo che riporta come la Dea sia stata addirittura colei che ha assistito alla nascita di Zeus, e l’ha protetto dal padre Crono (Fregio del tempio di Hekate a Lagina).
Numerosi sono gli scrittori antichi e le fonti di varie età (classica, ellenistica e romana) che si occuparono di Hekate, tramandando un ritratto variegato e articolato di Lei.
Tra questi meritano una citazione, i papiri magici greci (in latino Papyri Graecae Magicae, abbreviato come “PGM”), e scrittori romani come Ovidio e Virgilio, che descrivono gli aspetti più oscuri e successivi di Hekate, divenuta una Dea della notte, detentrice di chiavi, a capo di cortei di spiriti e demoni, terrificante e spaventosa, Signora delle erbe magiche, di ogni magia e delle streghe.
Nonostante in epoca ellenistica e romana Hekate viene consolidata definitivamente come Dea Oscura, degli spiriti e delle streghe, nella teurgia e negli oracoli caldaici è citata e ricordata in una visione simile a quella di Esiodo, delle sue origini, come colei che è fonte di vita, del tutto, l’Anima Mundi. In seguito verrà anche associata alla luna, soprattutto nella filosofia medioplatonica.
Come scritto in precedenza, nel pantheon greco è descritta come una dei Titani, nonostante le sue origini fossero precedenti al pantheon olimpico, come altre divinità pre-elleniche tra cui Afrodite, Demetra, Persefone, Gaia, Artemide, Atena, e molte altre.
ICONOGRAFIA
Soprattutto nel neopaganesimo e nella Wicca, Hekate è descritta come la Dea Anziana per eccellenza, rappresentata come una vecchia rugosa dai capelli bianchi, la saggia e oscura Signora della luna calante, ma è davvero così? Assolutamente no.
Non solo non si ha neanche un ritrovamento archeologico, un testo o altro, che descrivono Hekate in questa maniera, ma è anche una visione priva di fondamenta storiche sotto più punti di vista, anche solo soffermandosi alla storia dell’arte classica (il concetto di bellezza greco nell’arte, il canone greco).
È vero, i romani a differenza dei greci avevano introdotto la vecchiaia e il concetto di realtà da replicare nelle proprie sculture ma mai per quanto riguarda Hekate, che veniva sempre e solo rappresentata come una fanciulla (presso i musei vaticani è custodita una splendida scultura romana di Hekate nel suo aspetto triplice). Questa visione e interpretazione di Hekate come divinità dall’aspetto anziano, è dovuta a più fattori.
Tra questi è necessario citare l’antichità della Dea stessa, e il suo compito di divinità levatrice. Questo era un ruolo generalmente rivestito dalle donne più anziane del clan o del villaggio, poiché erano coloro che detenevano la conoscenza e l’esperienza necessaria nell’accompagnare la nuova anima alla vita o, in alcuni casi, nella morte (proprio come Hekate che è custode di tutti i passaggi, tra cui quello dell’anima da una dimensione all’altra, in entrambe le direzioni).
Un altro fattore, quello forse più fondamentale nella sua trasformazione in divinità dall’aspetto di anziana, è la manifestazione di Hekate in forma tricorpore. Come scritto in precedenza, Hekate non è sempre stata rappresentata come trimorfe: questa è un’evoluzione successiva, risalente circa al V sec. a. C..
Questa tipologia iconografica relativa a Hekate è indicata con il termine hekataion (utilizzato, anche se in minor modo, per indicare un tempietto votivo in suo onore o le statue monocorpore della Dea).
Lo stesso Lewis Richard Farnell, archeologo e storico delle religioni, ci ricorda che prima di allora, Hekate era rappresentata monocorpore, ossia con una singola forma, come ogni altra divinità.
A testimonianza di ciò sono state ritrovate non solo numerose descrizioni e ritrovamenti (per esempio dalla pittura vascolare) ma anche una piccola terracotta trovata ad Atene, con una dedica a Hekate, il più antico monumento che rappresenta la Dea seduta su un trono, con una corona attorno alla testa.
Sempre nel neopaganesimo, quando non è rappresentata come Anziana ma triplice Dea, Hekate è descritta con tre volti di donna: uno di Fanciulla, uno di Madre e uno di Anziana, corrispondenti alle tre fasi della luna e della vita della donna. Anche questo è un errore storico: Hekate è stata sempre e solo rappresentata con tre volti di donna giovane.
Questa interpretazione moderna affonda le sue radici nella filosofia del medioplatonismo e in autori quali Porfirio, quando la dea fu associata alla luna e alle sue fasi lunari, fondendosi con altre divinità associate alla luna, interpretazione ancora più rafforzata da autori più moderni come Robert Graves, fino a essere solo la luna calante e dunque l’Anziana.
La stessa visione triplice moderna della Wicca è, a mio parere, una privazione del potere della Dea: le sono negati molti altri aspetti, come quello della Sovranità, dell’Amante, per non parlare della vera Oscurità, quella del Novilunio.
Nella Ruota di Hekate del Tempio della Grande Dea Serpente (elaborata da Marco Morgana basandosi sugli insegnamenti trasmessi dalla tradizione afroditica e da Kathy Jones), Hekate per i suoi infiniti epiteti e aspetti è anche Dea Fanciulla, Amante, Madre e Oscura, ma ciò non significa dal volto di anziana o simili (nel suo tratto oscuro, i PGM ci tramandano un aspetto ctonio e mostruoso, non anziano).
Sempre nella sua triplicità, viene a volte descritta con volti di animali a Lei sacri (cane, cavallo e serpente).
In forma triplice o meno, tra gli attribuiti più comuni che la identificano ci sono le fiaccole, la chiave, la phiale (un vaso rituale greco, per le libagioni), l’oinochoe (brocca per versare il vino o l’acqua), il coltello, la frusta, la melagrana e gli animali a Lei sacri.
L’INSEGNAMENTO DI HEKATE
La multiforme, Dea dai molti volti e aspetti, Signora del Cosmo sopravvissuta ai soprusi dell’uomo che l’ha rinnegata, mutando continuamente: attraverso Lei, la sua storia e il suo potere, Hekate non solo indica la via, ma aiuta a comprendere la propria storia collettiva come esseri umani, così da avviare cambiamento e guarigione.
Portatrice di chiavi, kleidoukhos, e detentrice del coltello, Hekate è l’iniziatrice, la levatrice, colei che aiuta a nascere, ma prima di tutto a morire, condividendo con chi si rivolge a Lei, il suo sacro dono di trasformazione.
Lei è la trasformazione stessa, Signora dal potere (e potenziale) infinito, così come infiniti sono gli incroci e le strade di cui è custode, Enodia, assumendo anche il ruolo di Signora tutelare delle scelte, colei che insegna ad assumersi la responsabilità delle proprie decisioni e azioni, e ad esplorare l’ignoto, sostenuti dal proprio intento e della propria volontà.
Nei momenti più difficili, quando può capitare di smarrirsi, inciampare o ferirsi, Lei è sempre presente: nella dolce luce lunare che emerge dall’oscurità della notte, rischiarando la strada, donando sollievo e forza, perché Lei è anche la guardiana, Episkopos, colei che veglia su tutti, su ogni pensiero, parola e azione. Per chi si fida di Lei, per chi si apre a Lei, non solo Hekate rivelerà il sentiero migliore, ma accompagnerà anche ad ogni passo, compresi i momenti più difficili, aiutando a comprendere, guarire e andare avanti.
Anche se terribile e oscura con chi non la rispetta, per chi si rivolge a Lei con Amore e Fiducia è colei che splende ovunque, Pasiphaessa, la portatrice di luce, Phosphoros dotata di fiaccole che guidano nell’oscurità, aiutando a esplorare i propri abissi alla ricerca del sé autentico, così da splendere nella propria verità.
La sua conoscenza è infinita, così come i suoi molteplici doni: Hekate insegna l’arte della Magia e della Stregoneria, la luce e l’oscurità, il potere della vita e della morte. Dal veleno la cura e dalla cura il veleno. Dea liminare, il punto d’unione tra i due poli opposti, questo è il potere di Hekate, questa è Hekate: Dea Potnia, una in sé, unità sacra.
Lei portà con sé l’opportunità di esplorare la propria luce e la propria ombra così da rimembrare e guarire se stessi, di splendere nella propria autenticità, dando avvio alla Magia e alla trasformazione stessa.
Testo di Morgana Marco Vettorel per il Tempio della Grande Dea Serpente, vietata la riproduzione, anche parziale, senza il consenso dell’autore.