È la Signora della tessitura, Athena Ergane, l’industriosa Madre Ragno che determina il destino di ogni creatura vivente, non solo tesse come le Moire il singolo filo di ogni vita, ma li intreccia tra loro formando il meraviglioso arazzo che è il nostro universo e ci ricorda che ogni nostra azione si ripercuote sulle vite di molti, che noi ne siamo consapevoli o meno. Trama e ordito sono termini legati alla tessitura, ma anche alla narrazione di storie a sancire il profondo legame tra queste due sfere di attività, la Madre Ragno insegna l’arte della tessitura e nei suoi arazzi si possono raccontare storie, tramandare memorie ed il gesto stesso del filare permetteva alle donne di entrare in stati alterati di coscienza in cui avvertire la presenza di Dea vicino a loro e la lei imparavano.
È la Dea Uccello, la predatrice notturna, ma è anche colei che cibandosi dei cadaveri ne permette la rigenerazione, libera lo spirito dalle sue vestigia mortali per permettergli di continuare il suo percorso. Sono giunte fino a noi raffigurazioni anche di civette (o altri rapaci notturni) con molti seni, perché essi sono Dea quale Madre e Nutrice dei morti, Colei che si prende cura delle anime e dei defunti.
Lei è Athena Glaukopis, il suo sguardo è scintillante ed i suoi occhi lampeggianti: lei vede la verità al di là delle finzioni, il suo è uno sguardo onesto e diretto, senza sotterfugi o malizia; ci spoglia di ogni finzione e mette a nudo le nostre anime, così come la civetta si nutre delle nostre carni.
È la Custode dei Misteri dell’energia del serpente, questo animale compare come suo figlio, Erittonio, si erge al suo fianco ed ella lo protegge con lo scudo; il mantello della Dea è ornato di serpenti lungo tutti i bordi. Lei conosce bene le energie duali di questo animale: morte e rigenerazione. Il veleno può uccidere, ma anche divenire medicinale, Athena è anche chiamata Soteira, colei che salva dai mali, e Igiea, perché ha il dono della guarigione, ma vita e morte sono sempre legati insieme e non dovremmo stupirci di ciò. Nella tradizione Dionisiaca troviamo la “cista mystica”, una cesta contenete i serpenti che le baccanti, iniziate ai misteri del Dio e sue sacerdotesse, maneggiavano durante i riti in onore a Dioniso, nei miti di Athena, e nelle ritualità giunte sino a noi, c’è la cesta dove la Dea stessa nasconde il figlio-serpente Erittonio e la affida alle figlie di Cercrope, Aglauro, Herse e Pandroso, con il divieto di aprirla, pena la pazzia.
Da notare che in onore di Aglauro venivano celebrati sia un festa, la Plynteria (ricorrenza in onore di Athena e con carattere di purificazione) che dei misteri, Pandroso era venerata ad Atene come Dea della rugiada e inventrice della tessitura, il suo tempio sorgeva direttamente sull’acropoli.
Entrambe sono ricordate anche tra gli epiteti di Athena (Herse venne aggiunta in maniera postuma in quanto i Greci spesso consideravano le triadi divine molto importati). Impossibile, leggendo questo mito, non pensare alle Arrephorie, feste nelle quali le Arrephore, fanciulle al servizio di Atena, il cui nome significa “portatrici di canestri”, trasportavano questi oggetti sacri da una grotta santuario dedicata ad Afrodite, al tempio di Atena sull’acropoli.
Il percorso di ricerca nella sua incredibile complessità è sempre in atto, ogni giorno nuovi aspetti di Lei si manifestano e nuove linee di congiunzione vengono tirate.
Essere sua sacerdotessa è un viaggio nei suoi Misteri che non può mai dirsi concluso e che permette di entrare in contatto con parti inesplorate di noi stesse, mi ha costretto a mettere in dubbio molti aspetti di me, ad analizzarmi con sguardo critico, a lasciar andare pesi che mi bloccavano e non mi permettevano di crescere, a riconoscere parti di me come positive e di valore aggiunto, anche quando mi venivano criticate come “non abbastanza spirituali”, perché Dea è complessità, è logica e irrazionalità, è vita e morte, è rigore e disciplina, ma anche libertà ed esuberanza.
È un equilibrio difficile da mantenere, per farlo dobbiamo aver coscienza di ogni parte del nostro corpo e della nostra anima, conoscerci, amarci, perdonarci e migliorarci costantemente.
Testo di Nicla dell’Edera per il Tempio della Grande Dea Serpente, vietata la riproduzione, anche parziale, senza il consenso dell’autrice.