Niketeria
Arrampicandomi, gradino dopo gradino, sull’altura dell’Acropoli di Atene, il primo Tempio in cui mi sono imbattuta è stato quello di Athena Nike, detta anche aptera, senza ali, proprio per la sua differente raffigurazione rispetto all’iconografia classica. Lì, ci ricordano gli scritti di Pausania, la Dea era raffigurata come una fanciulla con in mano una melagrana, antico simbolo di rigenerazione, sfortunatamente la scultura lignea è andata perduta nel corso della storia.
Nel mese di Boedromione del calendario Attico di Atene, che si calcolava dal terzo novilunio dal solstizio d’estate (orientativamente l’odierno settembre) si celebrava la festività detta Niketeria in cui gli Ateniesi celebravano la vittoria di Athena su Poseidone ed il dono dell’ulivo alla città. Sempre questo mito mi ha richiamato, soprattutto la versione in cui le Dee patteggiano tutte per Athena e gli Dei per Poseidone ed il voto definitivo che scioglierà la disputa divina verrà dato Cecrope, primo re di Atene descritto come metà uomo e metà serpente (al pari di Erittonio, altra figura legata alla Dea e collegato a riti misterici). Egli dichiarerà che apprezza il forte cavallo, potente in battaglia, ma che il suo voto sarebbe andato all’ulivo che, con la sua vita secolare, richiamava la pazienza e la serenità dei tempi di pace in cui l’umanità può prosperare.
Ancora una volta si veda come i simboli e i miti di Dea continuino a emergere, sta a noi riuscire a distinguerli. Qui abbiamo uno spaccato della transizione tra una società matriarcale ad una patriarcale, probabilmente ai suoi esordi, una rielaborazione in chiave mitica di un tempo ancora più arcaico in cui ancora donne e Dee hanno la possibilità di votare e di aver voce in capitolo sulle decisioni politiche, ma non solo: la presenza di Cecrope e della sua doppia natura di uomo/serpente lo collega a una delle più antiche rappresentazioni di Dea, risalente al Paleolitico Superiore (vedasi gli studi di Marija Gimbutas sulla simbologia dell’Antica Europa), animale che rappresenta l’eterna rigenerazione e, di conseguenza, la saggezza maturata in un susseguirsi infinito di spirali temporali, e così il voto di Cecrope è parafrasi di questo simbolismo, di questa ricerca di un futuro di pace che viene costruito con piccoli gesti quotidiani, di decisioni poste ad allontanare la guerra da noi e dalla nostra quotidianità.
L’ulivo non è solo un albero maestoso nella sua crescita tortuosa, ma ci dona anche le olive da cui traiamo l’olio dai molteplici utilizzi: nella nostra alimentazione, nella conservazione del cibo, nella preparazione di oleoliti medicamentosi, è un combustibile per diversi tipi di lampade e rientra tra gli strumenti dei riti sacri. Impossibile dimenticarci la lunga tradizioni di oli sacri che vengono utilizzati nelle differenti cerimonie di consacrazione anche in tempi moderni da molteplici religioni. Ed allora ecco che la complessità di Athena si arricchisce di nuove sfaccettature oltre alle più famose corrispondenze di “sagga” e “guerriera” (e qui ci sarebbe ancora molto altro da dire). Nel corso della mia esperienza con Lei ho avuto modo di riconoscerla quale Dea Serpente, simbolo di morte e rigenerazione, Dea Civetta, colei che scorge oltre tenebre, Dea Ragno, che istruisce le donne alla tessitura, arte che la collega alle Dee del Fato e, dopo questa ulteriore analisi, ecco che appare come una Dea che dona all’umanità uno strumento per entrare in comunione con il divino e per consacrare. Ogni Iniziando si consacra tramite l’unzione col suo sacro olio, laddove l’acqua porta alla vita e purifica, l’olio sancisce un cambiamento di status, una rinnovata consapevolezza nel nostro animo.
Immagine di copertina tratta da “Dei ed Eroi dell’Olimpo”, Dami Editore
Testo di Nicla dell’Edera per il “Tempio della Grande Dea Serpente, Hekate e Athena”, vietata la riproduzione, anche parziale, senza consenso dell’autrice.