Lughnasadh, il tempo del Raccolto
Conosciuta come “Festa del primo raccolto” ed inizio della stagione autunnale, le origini di questa celebrazione risalgono all’era neolitica.
La raccolta del grano è da sempre stata uno degli eventi più importanti nell’anno agrario, sia da un punto di vista pratico che magico, non solo perché la coltivazione dei cereali ha letteralmente plasmato tutte le civiltà europee e mediterranee, ma anche perché la farina e il pane erano la fonte principale di sostegno per le antiche popolazioni, oltre che protagonisti di numerosi rituali e miti.
È bene ricordare che gli antichi non si basavano sul caldo o freddo per determinare una stagione, ma sulle energie che si manifestavano in un determinato modo: in questo periodo la natura è stanca per tutto il lavoro svolto nel portare il raccolto, l’oscurità è crescente, e lo possiamo notare dalle prime timide foglie gialle e dalle giornate che vanno via via accorciandosi.
Presso le popolazioni celtiche del nord dell’Europa, soprattutto dell’Irlanda, questo momento del ciclo agrario prende il nome di Lughnasadh (pron. Luunasa), che significa letteralmente “assemblea di Lugh”.
Prima di procedere è doveroso ricordare che le feste celebrate dai celti erano quelle che appartenevano al ciclo agricolo corrispondente, nella moderna concezione neopagana e Wicca della ruota dell’anno, alle quattro feste “maggiori” conosciute anche come “feste del fuoco” in quanto questo elemento rivestiva un ruolo principale non solo nei riti, ma anche nelle attività del periodo; i loro nomi sono: Samhain, Imbolc, Beltane e Lughnasadh. I celti non celebravano i passaggi solari (equinozi e solstizi), di origine pre-celtica e ripresi poi dai neopagani per la creazione della moderna ruota dell’anno, insieme alle feste agrarie.
Lughnasadh era un momento importante sotto più punti di vista: da una parte ci si preparava a raccogliere i frutti del proprio lavoro, le messi maturate grazie al calore del sole, lasciandosi alle spalle le preoccupazioni legate al raccolto, dall’altra era occasione di assemblee, feste e giochi, in cui ci si dedicava a competizioni e banchetti. Queste celebrazioni duravano all’incirca due settimane.
Secondo le saghe e il mito giunti fino a noi, l’origine di questa tradizione risale al Dio Lugh, che istituì questa ricorrenza per onorare Tailtiu, sua madre adottiva e mortale (anche se, analizzando i dettagli del mito, è più probabile che in realtà sia stata un’antica Dea della terra) che morì sacrificandosi dopo aver perso ogni forza ed energia nell’abbattere gli alberi delle pianure irlandesi con lo scopo di preparare la terra per l’agricoltura, per il suo popolo. In sua memoria Lugh istituì una festa annuale con giochi funerari, all’anniversario della morte, tradizionalmente il 1° agosto.
È interessante sapere che questi giochi sono realmente esistiti anche recentemente: ripresi intorno al 1920, i Tailteann Games prevedevano gare di nuoto, canottaggio, lancio di oggetti, lotta, sollevamento pesi, eccetera a differenza della sua versione più antica dove si tenevano combattimenti con la spada, tiro con l’arco, corse di cavalli e molte altre attività. La loro rinascita non ebbe successo, e furono definitivamente cancellati dopo pochi anni.
Secondo altre interpretazioni, il nome Lughnasadh significa “matrimonio di Lugh” ma come visto in precedenza, non è la traduzione esatta. La confusione nasce dal fatto che, se a Beltane si celebrava il matrimonio divino, a Lughnasadh venivano celebrati i matrimoni degli abitanti d’Irlanda. Lo stesso Lugh, secondo il mito, aveva fissato le proprie nozze con la Dea Eriu (personificazione dell’Irlanda) in questa data. Ciò non deve sorprendere poiché, proprio a causa delle assemblee che si tenevano, venivano celebrati anche matrimoni, non solo per motivi personali ma anche politici (alleanze tra clan per esempio).
Ma chi è Lugh? Dio irlandese solare è signore del fuoco e della luce, colui che è radioso. L’etimologia del suo nome proviene dalla radice indoeuropea Leuk ovvero luce, da cui deriva anche il latino lux. Lugh nelle leggende irlandesi era un capo ed eroe dei Tuatha dé Danann, il “popolo della Dea Dana”. Nella guerra contro i precedenti abitatori dell’Irlanda, i Fomori, egli scambiò la vita di Bres, capo nemico, con i segreti dell’agricoltura: aratura, semina, raccolto. Lugh ha diversi epiteti che descrivono il suo ruolo e potere, infatti è Grìanainech (che allude al suo carattere solare, legato soprattutto al sole di questa stagione, di Lughnasadh, ovvero che ha già raggiunto il suo apice e distribuisce la sua forza ovunque sulla terra), Samildànach (colui che unisce molte arti), Ildànach (dalle molti arti), Lamfàda (dalla lunga mano) e Lonbeimech (colui che colpisce furiosamente).
Dio sacerdotale e militare, custode della legge, del grano e delle arti, nei miti gallesi è conosciuto come Lleu Llaw Gyffes, colui dalla mano abile. A seguito del sincretismo con la religione romana, è stato equiparato ad Apollo e a Mercurio.
Lughnasadh dunque veniva vissuto dalle popolazioni celtiche come il declino della natura, la stagione dell’autunno e del Raccolto, un periodo di assemblee, feste e giochi, in cui discutere di leggi per la società e, con l’occasione, celebrare matrimoni tra le genti.
Come visto in precedenza però, al centro di tutto c’era il raccolto, il tempo della mietitura. Un momento liminale, tra la vita e la morte, di unità delle due energie attraverso il tema del sacrificio: per garantire il rinnovarsi della vita, è necessario passare per la morte.
Siccome la magia non era distinta dalla società ma un tutt’uno, per garantire un buon futuro raccolto era necessario eseguire un rituale ben specifico, legato all’ultimo covone del campo: lasciato intonso, al suo interno andavano a nascondersi le lepri e su di esso si appollaiavano i galli. Si pensava che gesti animali incarnassero lo spirito del grano quale personificazione del Dio Lugh. Così si sceglieva una persona che doveva catturare l’animale-spirito del grano, sacrificarla, per poi spargere le sue ceneri sulla terra, a Taltiu, così da assicurarsi un raccolto migliore l’anno successivo (e non a caso, le ceneri contengono preziosi elementi per il terreno e le piante, tra cui potassio).
Questo concetto di rigenerazione attraverso il sacrificio, è ben rappresentato dalla spiga del frumento, che viene falciata e trasformata in farina, che poi diventa pane cotto nel forno, altro processo di trasformazione in una rappresentazione antica e alchemica del ventre della Grande Dea.
Oggigiorno la festa di Lughnasadh è chiamata da numerosi neopagani con il nome di Lammas, ossia “ammasso del pane”. Per molti è la stessa festa ma non è corretto, poiché quest’ultima nasce dopo la cristianizzazione della Britannia, a opera della Chiesa Anglicana per soppiantare i festeggiamenti precedenti. Le ritualità sono simili, poiché l’agricoltura era ancora un elemento importante per la sopravvivenza delle genti, ma furono tutte riadattate dalla nuova religione. Per esempio, le prime pagnotte prodotte col grano appena mietuto, venivano fatte benedire e offerte in Chiesa. La comunità neopagana si è appropriata del nome ma è un errore storico che andrebbe riveduto e corretto.
Come accennato in precedenza, il tempo del raccolto era celebrato in tutta l’Europa e in tutto il mediterraneo. La mitologia più antica narra di due entità femminili, madre e figlia, che rappresentavano forse il raccolto maturo e il futuro raccolto da seminare, entrambe simboleggiate dall’ultimo covone mietuto quasi a raffigurare la loro somiglianza e identità (qui vi invito ad approfondire il concetto della “doppia Dea” analizzato dall’archeologa Marija Gimbutas)Il folklore europeo ne parlò come la vecchia del grano, il vecchio spirito o la vecchia divinità che moriva al momento del raccolto per incarnarsi nella fanciulla del grano, raffigurata come una bambola formata con le spighe dell’ultimo covone e conservata a guisa di un talismano per tutto l’anno.
Nella mitologia greca e romana, queste due figure prendono il nome rispettivamente di Demetra e Persefone, e di Cerere e Proserpina. I misteri iniziatici in onore di Demetra e Persefone che si tenevano ogni anno nell’antica città greca di Eleusi rivelavano che la morte è solo un passaggio verso una diversa esistenza, così come Persefone ritornava dal regno dei morti, anche gli iniziati potevano aspirare alla resurrezione. Il chicco di grano muore ma per rinascere come nuova spiga. Più tardi la divinità del grano assunse aspetto maschile, il re o dio del grano, figlio o amante delle grandi dee.
Sempre in area mediterranea, troviamo la festività del riposo di Augusto ovvero i Feriae Augusti, istituita dall’imperatore stesso e discendente dalla tradizione dei Consualia: un tempo di riposo e festeggiamenti per celebrare la fine dei lavori agricoli. In origine questa festa cadeva il 1° agosto ma la Chiesa cattolica spostò la celebrazione per farla coincidere con la festa dell’Assunzione di Maria. Da questa festività deriva l’odierno Ferragosto.
Fonti:
–Il tempo dei celti. Miti e riti: una guida alla spiritualità celtica di Alexei Kondtratiev, Apogeo;
-Il vischio e la quercia. Spiritualità celtica nell’Europa druidica di Riccardo Taraglio, L’Etá dell’Acquario;
–Feste Pagane. Alla riscoperta della ruota dell’anno e della dimensione magica del tempo di Roberto Fattore, Macroedizioni;
–La magia dei Celti di Laura Rangoni, Xenia;
–Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno di Alfredo Cattabiani, Mondadori;
–Calendario pagano di Monica Casalini, fonte web
-Wikipedia;
Testo di Morgana Marco Vettorel per il Tempio della Grande Dea Serpente, vietata la riproduzione (anche parziale) senza consenso dell’autore.