Beltane, Tempo dell’Estasi del Piacere
“Quando la Ruota comincia a girare, che i fuochi di Beltane inizino a bruciare!”.
Controparte di Samhain, Beltane è il momento che inaugura la parte luminosa dell’anno, l’estate, ed è la festa della fertilità e dell’esplosione della natura e della vita.
Ci troviamo nel periodo del calore e del Fuoco, nel tempo dell’Amore e del piacere.
Il sole è sempre più caldo, gli alberi, le piante, la natura intera, il sacro corpo della Madre e i nostri stessi corpi (essendo noi stessi parte di Lei), splendono di nuova energia, rinnovata e pulsante, piena di vita e vigore. Ovunque è un tripudio di colori, emozioni e piacere, di pura vita pulsante e attiva.
Signora di questa magia è la Grande Dea nel suo aspetto di Amante, Signora dell’energia sessuale, del desiderio, della bellezza interiore ed esteriore, della gioia e del piacere. Attraverso i suoi sacri doni ci benedice, inizia, trasforma; apre i nostri cuori e ci aiuta a guarire le nostre ferite.
Pillole di storia
Per i Celti, che dividevano l’anno in due parti, Beltane segnava la fine della metà oscura dell’anno e l’inizio dell’estate, dunque della parte luminosa e della bella stagione
Nella tradizione celtica, infatti, erano due le feste maggiori che segnavano rispettivamente l’inizio dell’estate e l’inizio dell’inverno: Beltane e Samhain.
Anche se oggi, per via del nostro calendario odierno, siamo soliti associare il primo Maggio a Beltane, bisogna ricordare che per gli antichi la data della festa era basata su un calendario luni-stellare, in quanto tenevano in considerazione la levata eliaca di una stella (ovvero il fenomeno del sorgere dell’astro esattamente all’alba).
Nel caso della festa di Beltane, si calcolava la levata eliaca di Aldebaran.
Col progredire della società celtica, del loro calendario e con il contatto col mondo romano, sappiamo che la festa coincideva con l’inizio della stagione del Toro e nel mese di Giamos (fine dell’’inverno).
Riguardo all’etimologia, sappiamo che la parola “Beltane” (pronunciato bel.tein) proviene da un termine scozzese del 1400.
Ci sono diverse varianti, in gaelico e irlandese ad esempio, ma tutti presentano una radice e un suffisso comune: la radice deriva dal proto celtico Bhel che significa “splendente, luminoso e sfolgorante” mentre il suffisso deriva dall’antico irlandese Ten/Tene, che significa “fuoco”.
Il vero significato di Beltane, rispetto a quello che si legge ovunque (fuoco di Bel o Belenos), è “Fuoco luminoso”.
In alcuni siti si legge addirittura “fuochi di Baal” ma è assolutamente senza senso poiché è una divinità semitica, che non c’entra nulla con la festa celtica.
Festa di origine pre-celtica è strettamente legata al ciclo agrario/pastorizio.
Infatti, questo era il momento della transumanza, in cui si portava il bestiame fuori dalle stalle, a pascolare nei prati.
Siccome la vita quotidiana non era separata dalla realtà magico-sacra, il tutto era accompagnato da riti di purificazione del bestiame, attraverso il passaggio tra due falò, così da eliminare non solo le energie negative e le scorie e le tossine accumulate durante l’inverno, ma anche propiziare la fertilità e il rinnovamento della vita.
Nel corso del tempo queste tradizioni sono passate dagli animali agli uomini, e dagli uomini alle divinità, dando origine e forma a nuovi riti e visioni, tra cui le nozze sacre ma non solo.
Con la fertilità e la vita di Beltane, si accompagnano anche la morte e la fine, con sfumature diverse.
Come Samhain, anche Beltane era considerato un momento liminale, di passaggio, in cui il velo che separa il nostro mondo da quello degli spiriti svaniva, facilitando divinazioni e contatti con altre entità.
A differenza di Samhain però, le anime che arrivano sulla terra in questo momento dell’anno giungono per reincarnarsi, diventare semi nel grembo così da iniziare una nuova vita (mentre a Samhain sono defunti che tornano in visita ma che poi ritornano nell’aldilà).
Questa concezione è rimasta viva nella tradizione popolare, che considera questa notte come una delle tre notti degli spiriti (insieme al solstizio estivo, famoso per gli spiriti fatati, e Halloween-Samhain).
Con l’arrivo del cristianesimo, la festa celtica di Beltane venne da una parte demonizzata, nella notte di Walpurga, e da una parte celebrata con nuove forme e aspetti, ovvero la festa medievale di Calendimaggio.
L’inizio della bella stagione era celebrato con tornei e giochi che richiamavano non solo la vittoria della luce sull’oscurità, ma anche il rinnovo della vita.
Albero di maggio, palo e albero della cuccagna
Dietro la tradizione cristiana e le molte pratiche del Calendimaggio, si cela un eco infinito di pratiche e riti più antichi e precristiani, che vedono le proprie radici provenire dai Floralia dei romani fino al Beltane celtico.
L’albero di maggio è uno dei simboli (e delle tradizioni-pratiche) più famose del periodo evoluto in seguito nel famoso “albero della cuccagna”.
Soprattutto nel centro dell’Inghilterra in epoca celtica, l’albero di maggio consisteva in un grande tronco privo di rami, rappresentazione del fallo divino, sormontato da una ghirlanda di rami d’abete decorato con fiori, simbolo della Grande Dea.
Insieme, erano un simbolo propiziatore di fertilità e abbondanza, celebrazione della nuova vita e delle forze della Natura. Era per di più una rappresentazione dell’albero cosmico, l’axis mundi che collega i tre regni cosmici.
In epoca medievale questa tradizione-simbolo è diventata uno dei giochi principali del Calendimaggio, trasformandosi in un albero o palo piantato nelle piazze dei villaggi, e adornato di nastri multicolori (divenendo il simbolo per eccellenza della festa).
Ogni partecipante afferrava un nastro e, muovendosi in direzioni opposte (gli uomini in un senso e le donne in un altro), s’intrecciavano i nastri attorno al palo, rappresentando la danza della vita.
In epoche più recenti, soprattutto in diverse regioni italiane, questa tradizione si è evoluta nell’albero della cuccagna: un palo innalzato nel centro delle piazze, addobbato con ogni genere di golosità (bottiglie di vino, dolci, prosciutti, dolciumi, ecc.).
I giovani si sfidavano a chi riusciva a salire per primo sull’albero, cosi da vincere tutti i premi presenti sulla sua sommità (questa tradizione è ancora viva in alcune sagre di paese).
Fuoco
Beltane rientra nella definizione di alcune moderne correnti neo pagane di “Sabba Maggiori” o “Festa di Fuoco”, perché questo elemento giocava, e gioca tuttora, un ruolo chiave nei riti e nelle celebrazioni di questa festività, cosi come delle altre quattro feste considerate oggi giorno le più importanti della ruota dell’anno, chiamate col loro nome celtico: Samhain, Imbolc, Beltane e Lughnasadh.
L’accensione del fuoco assumeva un carattere sacro e rituale (in Scozia ad esempio con un preciso metodo o in Galles raccogliendo nove tipi specifici di legna diversa) e assumeva un ruolo da protagonista in questo periodo, non solo nel mondo celtico ma anche al di fuori.
Il fuoco di Beltane è il calore, la luce, il fuoco che purifica dalle scorie accumulate durante il periodo invernale e che, al tempo stesso, porta il calore della passione che genera la vita. Il fuoco sacro era il simbolo della divinità, del trionfo della bella stagione sull’inverno, della trasformazione e della creazione.
Una tradizione famosa consisteva nell’accendere due fuochi per poi far passare il bestiame nel mezzo, prima di essere condotti ai pascoli estivi, per purificarli dalle negatività e dalle impurità. Una vera purificazione rituale tramite il fuoco, che distrugge i poteri ostili, purifica l’aria e favorisce la fertilità di tutti gli esseri viventi. Il calore poteva, infatti, uccidere i batteri e i microbi accumulatesi sulla pelle degli animali nelle stalle invernali. Dopo gli animali anche le persone passavano tra i due fuochi.
Quando le fiamme iniziavano ad abbassarsi, era usanza che le persone, soprattutto giovani coppie, saltassero sui fuochi per propiziare salute, buona fortuna e prosperità. Anche la cenere assumeva carattere sacro, carico di energie di fertilità da usare nei campi.
Unione Sacra
Conosciuta come Teogamia, o più comunemente Ierogamia o Hieròs Gàmos, più che simbolo possiamo definirlo come una vera e propria pratica, antichissima e diffusa in moltissime culture del mondo antico.
Con questi termini s’indicava un rito che rappresentava l’unione sessuale della Dea e del suo Consorte, attraverso i corpi della sacerdotessa e del sacerdote o del re scelto, ed era un vero e proprio atto sacro a rappresentazione della fertilizzazione della natura (anche, in base al periodo e alla cultura di riferimento, della legittimazione del potere del re attraverso l’unione con la Terra, la Dea, tramite il corpo della sacerdotessa).
Il tema dell’unione sacra è presente anche in molte tradizioni neo pagane, come ad esempio la Wicca: attraverso il simbolismo del rituale, con l’immersione dell’athame nel calice, è messa in scena questo matrimonio sacro.
Ciò non deve stupire perché nel neopaganesimo, a differenza delle religioni monoteiste e patriarcali, il sesso, l’unione fisica tra due persone (che siano etero o omosessuali), è un atto sacro, che porta piacere, gioia ed estasi, non vergogna, dolore o peccato.
Il sesso e la sessualità sono considerati un dono degli dei, qualcosa di prezioso, sacro e di piacere ma anche di responsabilità: nessuna orgia obbligatoria o dovere di unirsi con il capo di una congrega o simili, sia ben chiaro. Chi lo fa o professa, è solo un farabutto.
Notte di Walpurga (in tedesco Walpurgisnacht)
Molti neopagani chiamano (erroneamente) questa notte, tra il 30 aprile e il primo maggio, Notte di Walpurga.
Dico erroneamente per due motivi:
1) La Chiesa non tollerava queste feste pagane, contraddistinte dalla loro libertà sessuale e dall’indulgere nel peccato; per renderle innocue, il 30 di aprile venne dedicato a Valpurga, una monaca inglese vissuta intorno alla fine dell’ottavo secolo, che aveva lasciato la sua terra per assumere il ruolo di badessa del monastero tedesco di Heidenheim. Divenuta santa, s’invocava per scacciare streghe e diavoli e, nota curiosa, il mese di maggio in cui si onorava la Dea Madre, divenne il mese mariano per eccellenza dedicato alla madonna.
2) Non solo Valpurga non ha legami con la festa precristiana (c’è chi dice che Beltane si sia sovrapposto a questi festeggiamenti ma…No) ma non ha nemmeno origini storiche certe visto che il suo nome sembra derivare dal dio Valborg, venerato proprio in questo periodo attraverso un festeggiamento che portava lo stesso nome.
Fonti:
–Il tempo dei celti. Miti e riti: una guida alla spiritualità celtica di Alexei Kondtratiev, Apogeo;
–Il vischio e la quercia. Spiritualità celtica nell’Europa druidica di Riccardo Taraglio, L’Etá dell’Acquario;
–Feste Pagane. Alla riscoperta della ruota dell’anno e della dimensione magica del tempo di Roberto Fattore, Macroedizioni;
–La magia dei Celti di Laura Rangoni, Xenia;
–Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno di Alfredo Cattabiani, Mondadori;
–Calendario pagano di Monica Casalini, fonte web
-Wikipedia;
Testo a cura di Morgana Marco Vettorel per il Tempio della Grande Dea Serpente – Hekate e Athena. Vietata la riproduzione, anche parziale, senza il consenso dell’autore.